ore 21,00 > incontro con Luca Nivarra
La Costituente dei Beni Comuni
[Commissione Rodotà itinerante]
Luca
Nivarra insegna diritto civile nell’Università di Palermo, dove ricopre
vari incarichi (Consigliere d’Amministrazione, Direttore di
Dipartimento, Coordinatore di Dottorato di Ricerca). Dal 2008 è
Presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Palermo. La sua attività
di studioso si è sviluppata in una pluralità di direzioni,
concentrandosi prevalentemente su temi diritto dell’economia (antitrust,
proprietà intellettuale, beni comuni), di teoria generale del diritto e
di storia della cultura giuridica. Dal 2006 al 2008 ho fatto parte,
insieme con Ugo Mattei ed Alberto Lucarelli, della Commissione “Rodotà”
per la riforma della disciplina codicistica dei beni pubblici: all’esito
dei suoi lavori, la Commissione ha predisposto un disegno di legge
delega nel quale, per la prima volta, figura la categoria giuridica dei
beni comuni. Insieme
con Rodotà, Mattei, Lucarelli, Azzariti e Ferrara, ho provveduto
all’elaborazione dei quesiti poi oggetto del referendum del 12 e 13
giugno in materia di servizi pubblici locali.
Cos’è la Commissione Rodotà?
Si tratta di una Commissione ministeriale per la Riforma di parti del
Libro III “Della Proprietà” del Codice Civile presieduta da Stefano
Rodotà e composta da giuristi ed economisti di diverso orientamento
politico che ha lavorato tra giugno 2007 e febbraio 2008. L’obiettivo
era introdurre una disciplina dei beni che sostituisse un quadro
normativo inadeguato e obsoleto, incapace di governare in modo efficace
processi di dismissione che a partire dal 1991 e con il fine dichiarato
di ridurre il debito pubblico hanno prodotto una vera e proprie svendita
del patrimonio pubblico italiano.
I lavori si sono conclusi con la presentazione di un Disegno di Legge
Delega che proponeva un superamento delle categorie del demanio e del
patrimonio, per introdurre una nuova classificazione concentrata sulle
utilità che i beni sono in grado di produrre.
Quale proposta ha elaborato?
La Commissione Rodotà ha proposto la prima definizione giuridica dei
beni comuni, distinguendoli tanto da quelli privati quanto da quelli
pubblici.
- I beni comuni esprimono ‘‘utilità funzionali all’esercizio dei
diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona” e possono
appartenere a persone pubbliche o private; la disciplina prevista dalla
Commissione tiene conto delle generazioni future e della necessità di
garantire, indipendentemente dalla titolarità, una fruizione collettiva
dei beni comuni ‘‘nei limiti e secondo le modalità fissate dalla legge”.
Quando la proprietà dei beni è pubblica, essi sono posti extra
commercium e possono formare oggetto di concessione solo nei casi
previsti dalla legge e comunque per una durata limitata e improrogabile.
Alla pubblica amministrazione è riconosciuta la tutela risarcitoria,
mentre ciascun individuo ha accesso a quella inibitoria, in nome del
diritto alla salvaguardia e fruizione di questi beni. Sono beni comuni,
tra gli altri: i fiumi, i torrenti e le loro sorgenti; i laghi e le
altre acque; l’aria; le foreste, i lidi e i tratti di costa dichiarati
riserva ambientale; la fauna selvatica e la flora tutelata; i beni
archeologici, culturali, ambientali e le altre zone paesaggistiche
tutelate;
Cosa è successo ai lavori della Commissione?
Le sorti del Disegno di Legge hanno seguito quelle del Governo Prodi,
alla caduta del quale il testo di riforma ha cessato il proprio iter di
discussione; nel 2009, a seguito di una proposta di legge delega
formulata ai sensi dell’articolo 121.2 Cost.
dal Consiglio Regionale del Piemonte, il testo della Commissione è
stato recuperato integralmente e presentato in Senato, discusso in
alcune commissioni ma mai liberato per le aule parlamentari. Proprio il
giorno della sua presentazione in Senato, alla Camera veniva convertito
il c.d. Decreto Ronchi, che obbligava i comuni alla “messa a gara” di
ogni servizio, incluso quello idrico. Contro questo Decreto, al fine di
tutelare l’acqua, bene comune primario nel disegno di legge delega
veniva proposto il referendum redatto da alcuni dei giuristi della
Commissione costituitisi in Comitato “Siacquapubblica”.
La grande ascesa dei beni comuni
La vittoria dei referendum sull’acqua nel 2011, le innumerevoli lotte
sul territorio (dal No Tav al No Muos) e le occupazioni di teatri e
spazi pubblici e privati in tutto il paese hanno ridefinito e ricreato
il significato di beni comuni dotandoli di un senso politico più ampio
rispetto alla nozione giuridica della Commissione Rodotà.
Nel corso di questo processo, i movimenti si sono identificati nella
nozione dei beni comuni a hanno lavorato a stretto contatto con diversi
giuristi che avevano operato nella Commissione Rodotà. Si è profilata
così un’inedita alleanza fra cultura giuridica e le lotte legate ai beni
comuni, in particolare a partire dalla rilettura di norme
costituzionali da anni dimenticate, quali la funzione sociale e
l’accesso alla proprietà di cui all’art. 42 e il riconoscimento di
comunità altre all’art. 43. Da queste premesse nasce la Costituente dei
Beni Comuni.
Cosa è la Costituente dei Beni Comuni?
La Costituente per i beni comuni è un’assemblea autoconvocata, aperta
alla partecipazione di tutti i soggetti organizzati e non che vogliano
prendere parte al percorso; essa esprime un ampio spettro di movimenti
sociali, quelli che negli ultimi anni e con diverse forme hanno portato
avanti pratiche di difesa dei beni comuni su tutto il territorio
nazionale.
La Costituente è un’assemblea deliberante che si riunisce in luoghi
diversi, esprimendo una sovranità diffusa; ad ogni appuntamento della
Costituente partecipa altresì una Commissione redigente composta da
giuristi e studiosi dei beni comuni, in gran parte già esponenti della
Commissione Rodotà che hanno il compito di tradurre in dispositivi
legali le istanze della Costituente che emergeranno durante gli
incontri, grazie a dibattiti su temi di volta in volta definiti e
l’utilizzo di questionari.
Di quali temi si occupa la Costituente?
A Beni comuni: definizione normativa e approvazione di una nuova
disciplina del diritto di proprietà, già in parte elaborata dalla
Commissione Rodotà;
B Reddito: a partire dalle proposte elaborate e sperimentate dalle
realtà di movimento, e dalla proposta di legge di iniziativa popolare su
cui sono state raccolte le firme;
C Nuova disciplina delle proposte di legge di iniziativa popolare per
rendere obbligatoria la discussione alle Camere e la possibilità per i
promotori di seguire attivamente i lavori;
D Web: Proposta per inserire nell’art. 21 della Costituzione l’accesso a Internet come diritto fondamentale della persona.
In particolare nei prossimi mesi la Costituente si occuperà del punto
sub A al fine di produrre un Codice dei Beni Comuni che nasca dalle
esperienze reali di lotta.
Qual è lo scopo della Costituente?
Tradurre in degli articolati di legge le proposte che emergeranno
attorno ai temi indicati; questa saranno redatte dalla commissione
redigente per poi essere presentate per la discussione e l’approvazione
della Costituente indicativamente entro la fine del 2013 e l’inizio del
2014; tutti i testi saranno pubblicati on line per raccogliere commenti
diffusi e proposte di modifica. Si intende sperimentare in tal modo un
nuovo processo di produzione di diritto legittimato dal basso ed allo
stesso tempo rafforzare la rete delle lotte per i beni comuni.
ore 23.00 > In/sonorizzazioni con
Jahspora Crew
Jahspora come diaspora, la dispersione a cui molti sono costretti per
forza maggiore. E come speranza. Si, speranza di qualcosa di migliore,
perchè è quella che fa andare avanti nei momenti più bui. Tutto questo
tradotto in musica, con sonorità reggae-roots, dancehall e hip-hop.
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